«Sai Danyĕħl, ti ho osservato attentamente, senza aver nessun addestramento sei riuscito ad impegnare un cavaliere esperto come Zyfäh. Da oggi in poi dormirai qui e ti allenerai in gran segreto con Zyfäh. Quando lui mi dirà che sarai pronto, allora tornerai al castello e sarai allenato da un maestro più bravo di noi». Poi Kâħel voltò le spalle e andò via.
«Bene! E’ ora di iniziare» esclamò Zyfäh. «Nel pomeriggio farai un allenamento senza armi, e questo lo dovrai fare tutti i pomeriggi quando io non ci sarò. Ci siamo capiti?»
«Sì, signore» borbottò Danyĕħl.
Dopo una breve pausa pranzo, Zyfäh condusse il mezzelfo verso un grande capannone di legno.
«Dove andiamo?» chiese Danyĕħl incuriosito.
«Presto lo vedrai» rispose il cavaliere guardandolo con un sorriso divertito. Dopo un altro lungo corridoio arrivarono nella stalla reale. «Bene! ora inizia il tuo allenamento speciale!»
«In una stalla?» chiese con una voce piena di delusione.
«Sì, bisogna iniziare dal basso per poi salire» spiegò il cavaliere, «quindi per sessanta giorni pulirai la stalla non appena finiremo i nostri allenamenti mattutini».
«Signore senza offesa, ma prima che il re mi nominasse Cavaliere di Ŷesĩm ero un contadino e questo lavoro lo facevo ogni giorno…»
«Sappiamo della tua storia. Questo lavoro serve a rafforzare i muscoli delle braccia».
«Meno male che ho cambiato i vestiti» commentò sarcasticamente Danyĕħl.
«Bene! E’ ora di iniziare. Lo stalliere sarà il tuo capo!»
Danyĕħl lo vide andare via velocemente senza avere il tempo di dire un’ultima parola. Poi vi voltò verso la stalla e osservò tutti quei cavalli ed esclamò ad alta voce: «Ah, ce ne sarà di lavoro da fare!»
E una voce in lontananza gli gridò: «Appunto, quindi inizia a muoverti!»
Danyĕħl si voltò di nuovo, cercando di capire chi fosse stato. Si avvicinò con curiosità a quell’uomo che aveva in mano una pala e un forcone. Un anzianotto scorbutico e basso e incurvato. Era lo stalliere più anziano del castello. Con il suo metodo aveva allenato i migliori cavalieri. «Siete voi lo stalliere?»
«Si e questi attrezzi saranno i tuoi amici finché sarai qui con me. Voglio che questa stalla sia splendida pulita, ogni sera».
«Ok va bene, io sono Danyĕħl»
«Sono Rajan, ma tu sarai sempre il servo ed io il tuo padrone…» rispose scorbuticamente lo stalliere. Poi gli lasciò gli attrezzi e andò via.
«Grandioso» borbottò Danyĕħl.
Col passare dei giorni, Danyĕħl riuscì a prendere interpretare al meglio la sua doppia vita divisa tra stalliere e allenamenti. Nonostante il tempo sembrasse non passare mai, le giornate diventavano sempre più fredde, il caldo e il sole lasciava spazio alle piogge e alle nuvole. In una sera d’inverno dall’aria frizzante, dopo una lunga giornata di pioggia, Danyĕħl si ritrovò nella stalla una ventina di cavalli sporchi di fango. I cavalieri erano tornati da una ronda di pattuglia nei boschi e lungo i sentieri si affondava fino al ginocchio nel fango. Più di una volta, qualche cavallo si era trovato in difficoltà affondando nella melma e non riuscendo a venirne fuori. In quei casi i cavalieri dovettero smontare dai loro cavalli e con le corde tirarli fuori e camminare a piedi.
Lo stalliere, che stava chiudendo le imposte e i chiavistelli della scuderia, accorse in aiuto di Danyĕħl, per occuparsi personalmente del cavallo del comandante. «Mi raccomando, striglia bene tutti i cavalli dei soldati, io mi occuperò di quello del comandante» si raccomandò Rajan. «Avena calda e...» proseguì con le sue istruzioni per il ragazzo mentre si allontanava con il suo cavallo da accudire. «Raddoppia i tuoi sforzi…questa sarà una lunga serata», strillò il vecchio Rajan dall’altra parte della stalla, mentre Danyĕħl annuiva pazientemente come se non si fosse mai occupato di cavalli nelle ultime settimane. Ogni volta che finiva di pulire un cavallo, il ragazzo lo accompagnava personalmente al proprio box. Fece questo tutta la notte finché non si addormentò nella stalla insieme ai cavalli.
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